Non mi annoio mai … colleziono francobolli!

(di Angelo Teruzzi) La filatelia tradizionale è quella che si occupa dei francobolli in tutti i loro aspetti, partendo dai bozzetti d’artista e dalle prove di colore e di stampa che ne precedono  l’emissione fino alle varietà di colore, stampa, dentellatura, filigrana e utilizzo, per arrivare persino ai falsi creati contemporaneamente al loro uso per frodare la posta.

Ma facciamo un passo indietro nel tempo e torniamo all’epoca della loro invenzione per capire perché questi pezzettini di carta abbiano così tanto affascinato l’uomo sin dalla loro prima comparsa. La diffusione e collezione di essi sono iniziate quasi contemporaneamente e  in modo così generalizzato che oggi il termine  “collezionista” è spesso ritenuto, nell’immaginario collettivo, stereotipo di collezionista di francobolli.

Certo negli ultimi anni la diffusione della loro raccolta si è andata un poco riducendo, ma la filatelia rimane comunque uno degli hobby più diffusi al mondo.

Il primo francobollo al mondo, il famoso ”penny black”, raffigurante una Regina Vittoria in giovanile profilo, venne emesso il 6 maggio 1840 in Inghilterra e rappresentò una rivoluzione in campo postale, dovuta alla geniale intuizione di Sir Rowland Hill, in quanto permetteva di pagare il porto per la spedizione della lettera prima dell’invio della stessa, senza necessità di recarsi all’ ufficio di posta per pagare il porto della spedizione in denaro oppure lasciare il porto a carico del destinatario come più frequentemente accadeva (questo comportava per lo Stato l’anticipo dei costi di trasporto senza la certezza di rintracciare il destinatario che doveva rimborsare le spese sostenute. 

La novità incontrò subito il favore dei cittadini inglesi e da allora il ritratto della loro Regina cominciò a circolare in tutto il mondo, divenendo così il primo veicolo pubblicitario della storia su scala mondiale. Visto il successo dell’invenzione anche sul piano economico (incassare il porto della spedizione in anticipo garantì allo Stato maggiori introiti e permise di conseguenza la riduzione delle tariffe, riduzione che andò di pari passo con l’incremento del volume di corrispondenze), altri stati introdussero l’uso dei francobolli ad iniziare dal Brasile e dai Cantoni svizzeri di Zurigo e Ginevra nel 1843, seguirono la Finlandia e il Cantone di Basilea nel 1845, gli Stati Uniti d’America nel 1846, la Russia nel 1848 e quindi la Francia, il Belgio, la Baviera e il Nuovo Galles del Sud nel 1849. Con l’inizio della seconda metà del secolo diciannovesimo la quasi totalità degli Stati sovrani si dotò di propri francobolli e fra questi tutti gli Stati della penisola italiana iniziando dal Regno Lombardo Veneto nel 1850, seguito dal Regno di Sardegna e dal Granducato di Toscana nel 1851, dallo Stato Pontificio, dal Ducato di Parma e da quello di Modena nel 1852, per terminare con il Regno di Napoli nel 1858 (per i territori peninsulari) e nel 1859 (per l’isola di Sicilia). 

Di seguito a questo breve cenno storico sulla nascita del francobollo, cercherò di spiegare che cosa vuol dire collezionare francobolli e non solo raccoglierli come sarà sicuramente capitato a tanti in giovane età.

Se penso alla mia personale vicenda, devo dire che fui attratto nella prima giovinezza dai francobolli perché evocavano in me il fascino dei tempi passati o di terre lontane. Attraverso i soggetti che essi rappresentavano, potevo viaggiare con la fantasia in tempi lontani e nei luoghi più esotici della terra che avevano per me lo stesso fascino dei personaggi d’avventura dei libri della mia adolescenza: penso ad esempio ai francobolli di Sarawak che effigiavano il Rajah Sir James Brooke di salgariana memoria oppure agli orang-utan raffigurati dalle belle serie del Borneo del Nord o alle innumerevoli serie delle Colonie Inglesi che rappresentavano animali esotici delle più diverse specie. (fig. 4)

Questa attrattiva un po’ fanciullesca fu sicuramente determinante per il mio primo approccio alla filatelia, ma dopo l’iniziale infatuazione, finii nel giro di qualche anno per staccarmi dai francobolli perché attratto da altri interessi; il seme però era gettato e nella maturità mi riaccostai ad essi  con un attenzione e uno studio che  mi erano  sconosciuti ai tempi del mio  primo approccio.

Questo articolo vuole indirizzarsi proprio a quel pubblico adulto che ha già in se il germe del collezionista ma che, dopo quell’afflato giovanile non si è più riaccostato  ai francobolli: a costoro cercherò di spiegare quanto possa essere stimolante e divertente collezionare, sperando di far germogliare in loro il seme rimasto troppo a lungo latente.

Il bello infatti del collezionare uno Stato o meglio un determinato periodo o emissione di un qualsiasi Stato, sta nell’approfondire gli aspetti tecnici dell’emissione stessa a cominciare dai saggi presentati dai diversi artisti e dai bozzetti preparatori per l’emissione; ai vari soggetti proposti e tra questi a quelli approvati definitivamente per l’emissione; al sistema di stampa adottato; ai colori scelti e alle diverse intensità o sfumature che questi possono assumere durante le varie tirature che si succedono nel tempo e via discorrendo.

Lo studio può approfondirsi con l’esame delle tecniche di stampa del francobollo stesso e con le metodologie di realizzazione, frutto spesso anche di scelte economiche ben precise (è interessante far notare che nell’800 spesso l’emissione dei francobolli dipendeva dal Ministero delle Finanze); con le carte impiegate per la stampa degli stessi, le sovrastampe effettuate per modificarne il valore facciale o per darne validità negli uffici all’Estero e … chi più ne ha più ne metta.

L’importante comunque è partire da uno spunto culturale, storico, locale o anche tecnico che possa legare la collezione ad un interesse attuale della nostra vita; questo ci permetterà di agganciare la collezione (di qualsiasi epoca essa sia) al nostro tempo e di trovare sempre nuovi stimoli nell’ampliarla. Facciamo qualche esempio.

Chi nutre, anche per lavoro, interessi storico culturali legati alla storia italiana, troverà nel collezionare francobolli del Regno d’Italia, rimandi più che significativi ai movimenti, alla politica e alla vita sociale che caratterizzarono il tempo coevo alle diverse emissioni; riscontrerà anche in campo filatelico l’intervento di più di un artista significativo di quell’epoca; troverà applicate le nuove tecniche di produzione e di stampa, via via sempre più sofisticate e moderne; scoprirà testimonianze della vita dei propri genitori o nonni o della propria infanzia.

Chi ha interessi nel campo fotografico o artistico troverà molto interessante studiare i dettagli della stampa o i difetti di incisione che rendono i francobolli antichi uno diverso dall’altro e non semplici duplicati (penso ai bellissimi francobolli di Sicilia che furono ritoccati più volte nel corso delle varie tirature di stampa per migliorarne l’aspetto). Chi ha interessi socio-etnografici potrà dedicarsi a collezionare francobolli di nazioni che non esistono più e le cui popolazioni vivono oggi divise sul territorio di più Stati (penso alla complessa vicenda dall’Armenia e del suo popolo). Chi si interessa di storia potrà divertirsi a collezionare i francobolli con l’effigie dei vari regnanti del tempo e … via discorrendo. 

Comunque sia a nessuno potrà mancare un qualsiasi stimolo che non possa essere contenuto in una collezione di francobolli: pensate solo a quanto possa essere affascinante avere in collezione i francobolli stessi che il nonno spediva appiccicati sulle cartoline spedite dalle nostre colonie d’Africa, o che erano incollati anche con mezzi di fortuna alle lettere che scriveva nostro padre o nostro zio dal fronte della II Guerra Mondiale; anche alle semplici cartoline di saluti che si ricevevano dai più svariati luoghi durante le vacanze estive.

E perché non collezionare i francobolli della terra d’origine dei nostri avi, perché il trisavolo Ettore si era trasferito da Parma a Milano dopo aver conosciuta la trisavola Ernestina e voi avete ancora da qualche parte le lettere che lui le scriveva al tempo del fidanzamento e Parma era uno stato Estero rispetto a quella Milano (austriaca e non ancora italiana) dove Ernestina abitava con i suoi genitori. 

Tutti questi rimandi, che sono solo cause scatenanti iniziali, ci permetteranno di avere  a cuore le nostre collezioni, perché le sentiremo sempre come qualcosa a cui saremo legati da affetto oltre che da interesse. 

Ribadisco comunque che gli argomenti non mancheranno a chiunque vorrà iniziare a collezionare in campo filatelico e per esperienza personale vi dico che incontrando altre persone che condividono il vostro stesso hobby (perché collezionare significa anche relazionarsi con altre persone)  potrete sviluppare anche delle vere e proprie amicizie. Riempirete  con il vostro hobby parecchio del tempo libero che ora avete a disposizione; sarete stimolati a viaggiare e visitare luoghi che non avevate mai visto prima o ritornare in città che non avete più visitato da tanto tempo cogliendo l’occasione di partecipare ad una mostra o ad un convegno filatelico; vi rilasserete anche mentalmente e il coltivare questa nuova passione spesso vi farà anche rifuggire dalle contrarietà del lavoro o della vita di tutti i giorni ma soprattutto, potrete dire anche voi : io nel tempo libero non mi annoio mai … ho i miei francobolli da sistemare, con le loro infinite storie da ascoltare.

Ago 31, 2018 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su Non mi annoio mai … colleziono francobolli!
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