La posta non mente:  francobolli soprastampati per l’occupazione di Trieste usati in Puglia

Gli avvenimenti degli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, avevano portato all’occupazione militare jugoslava della Venezia Giulia e dell’Istria da parte delle truppe del maresciallo Tito.

Gli ultimi strenui difensori della Repubblica Sociale italiana si erano arresi dopo una lotta impari, schiacciati tra i partigiani italiani, le truppe alleate, i partigiani titini e le truppe jugoslave.

Il 9 giugno 1945 a Belgrado, venne stipulato un accordo provvisorio tra il generale Alexander ed il maresciallo Tito con il quale venivano stabilite le diverse zone di occupazione, divise da quella che verrà denominata linea Morgan. Il 20 giugno seguente questo accordo fu confermato e reso esecutivo con un capitolato concordato tra il generale Morgan ed il generale Jovanovich.

Il territorio che passava sotto l’amministrazione provvisoria del Governo Militare Alleato americano, comprendeva Trieste e la zona limitrofa, oltre una fascia che portava a Gorizia, e l’enclave di Pola.

Il 22 settembre 1945 vennero messi in corso, in quella che venne denominata “Zona A”, francobolli italiani della serie “Imperiale” e di quella denominata “Democratica”, soprastampati “A.M.G.-V.G.” ovvero Allied Military Government – Venezia Giulia. I francobolli, forniti dal Ministero italiano delle Poste e Telecomunicazioni, vennero soprastampati a Trieste dalla tipografia Fortuna. Questa prima emissione venne messa fuori corso il 15 settembre 1947, nella Zona A della Venezia Giulia e il 30 settembre nella Zona A del Territorio libero di Trieste.

Il Trattato di Parigi del febbraio 1947, assegnò provvisoriamente all’Italia la città di Trieste che insieme alla zona circostante, formò il “Territorio libero di Trieste”. All’Italia rimaneva inoltre Gorizia, tranne la sua parte orientale che costituì il primo nucleo di Nova Gorica, oggi in territorio sloveno. Alla Jugoslavia venne provvisoriamente assegnata tutta l’Istria, con Fiume e Pola.

Venne quindi costituito il “Territorio Libero di Trieste” distinto in: “zona A”, affidata all’amministrazione angloamericana, e “zona B”, sotto amministrazione jugoslava.

Entrambe le amministrazioni adottarono specifici francobolli. Quella anglo-americana continuò ad utilizzare francobolli emessi dalla Repubblica italiana apponendovi la sovrastampa “AMG – FTT” ovvero Allied Military Government – Free Territory Trieste. Nella “zona B” vennero messi in corso francobolli jugoslavi soprastampati o stampati ex novo: in ambedue i casi i valori postali recavano la dicitura “STT – VUJA” Territorio Libero di Trieste – Amministrazione Militare dell’Armata jugoslava (prima bilingue, poi solo in lingua slava).

I francobolli italiani con soprastampa AMG-FTT avevano validità postale solo nel territorio occupato ed amministrato dagli anglo-americani, anche se si conoscono diversi casi in cui questi francobolli sono stati abusivamente utilizzati al di fuori di detto territorio. Quasi sempre le missive indebitamente affrancate con tali valori postali, in tutto uguali a quelli validi nel territorio italiano salvo che per la soprastampa, venivano “tollerate” ed inoltrate a destino senza alcuna tassazione, in altre più rare occasioni venivano tassate come non affrancate.

In genere si tratta di lettere spedite da zone limitrofe a quella occupata o da località dell’alta Italia. Più raramente si riscontrano usi dei francobolli soprastampati per il Territorio libero di Trieste, su lettere spedite da luoghi lontani dal territorio occupato.

La lettera che vediamo in foto, segnalatami dall’appassionato cultore di storia postale Comandante Gaetano Candia di Monopoli, rappresenta un caso alquanto inusuale di utilizzo di tali francobolli nel Mezzogiorno d’Italia.

La missiva infatti parte da SAN SEVERO – FOGGIA, il 5 maggio 1952 alle ore 12,00 ed è indebitamente affrancata con un francobollo da 6 Lire ed uno da 1 Lira dell’emissione repubblicana “Italia al lavoro” soprastampata AMG-FTT, l’affrancatura è completata al retro della lettera con 18 esemplari da 1 Lira della stessa serie, anche questi soprastampati, per raggiungere il porto base di una lettera ordinaria pari a 25 Lire.

La corrispondenza è indirizzata ad Avellino dove giunse dopo 10 ore (!) ovvero alle 22,00 dello stesso giorno.

Ad Avellino vennero annullati i 18 esemplari applicati al retro, sfuggiti all’obliterazione in partenza.

Ma nel Capoluogo irpino il destinatario non era reperibile e verosimilmente la Signora Piccirella, presso la quale era ospitato il destinatario, Fulgenzio Tafanelli, comunicò al postino che questi si era trasferito a Roma.

Quindi da Avellino la lettera venne rispedita a Roma, dove c’era da superare un ostacolo non da poco: si conosceva solo il nome del destinatario e non il recapito.

I portalettere della Capitale si diedero un gran da fare per rintracciare in tutta la città il Signor Tafanelli, come testimoniano al verso i timbrini di ben sette quartieri postali nei quali i caparbi e zelanti postini cercarono di rintracciare il destinatario. Si noti che tale gravoso e “costoso” impegno, venne posto in essere a fronte di una semplice corrispondenza ordinaria che aveva scontato un porto di 25 Lire.

Tutto questo oggi sembra incredibile … altri tempi. Ben altro senso dello Stato e della cosa pubblica, e ben diversa la scala dei valori sociali e morali condivisi, tra i quali la massima considerazione ed attenzione per la corrispondenza, quasi una sua laica “sacralità”. La posta è anche questo: il segno dei tempi e delle civiltà.

In tutta questa vicenda, la lettera non venne segnalata da tassare in partenza, né tassata in arrivo ad Avellino o a Roma, pur essendo passata tra le mani di tanti Ufficiali postali e portalettere. Mi sia consentita un’annotazione di carattere socio-politico: motivo non secondario della non tassazione di questa come delle altre lettere indebitamente affrancate con i valori d’occupazione, risiede nel fatto che gli italiani tutti consideravano Trieste parte integrante della Nazione, nonostante l’occupazione “alleata”.

L’ammirevole buona volontà dei postini della Capitale non fu sufficiente: infine furono costretti ad arrendersi e depositarono la busta tra le corrispondenze inesitate, apponendo sul fronte ed al verso il timbro “SCONOSCIUTO AL PORTALETTERE” e quello “AL MITTENTE”.

Ma sulla busta non vi era il nome e l’indirizzo del mittente il quale, forse perché cosciente di perpetrare una frode postale, lo aveva omesso. Quindi la lettera non poteva tornare al mittente in quanto non indicato al retro della busta.

Dunque la corrispondenza, in quanto non recapitabile, finì tra quelle destinate al macero e verosimilmente qualcuno la recuperò in qualche cartiera tra gli scarti delle Poste, come spesso avvenuto.

E’ legittimo chiedersi in che modo i francobolli utilizzati siano pervenuti da Trieste a San Severo: la risposta più logica è che fossero in possesso di qualche civile o militare ritornato al Sud o di uno dei tanti profughi istriani transitati provvisoriamente a Trieste e poi trasferitisi in ogni parte d’Italia. Ma su questo aspetto della vicenda, non avremo mai nessuna certezza.

Il 5 ottobre 1954 venne sottoscritto il “Memorandum di Londra”, in base al quale la zona A del Territorio Libero di Trieste veniva restituito alla sovranità italiana, mentre la zona B rimaneva provvisoriamente sotto l’amministrazione militare jugoslava.

Il 26 ottobre 1954 le truppe italiane entrarono a Trieste riassumendone il controllo e ricongiungendola alla madre Patria. I francobolli soprastampati AMG-FTT vennero posti fuori corso il 16 novembre 1954.

Con il Trattato di Osimo, siglato il 10 novembre 1975, viene stabilita la definitiva cessione della Zona B alla Jugoslavia.

La complessa vicenda postale di questa lettera, che porta impressi in modo indelebile i segni della storia del nostro Paese, conferma quanto i documenti postali rappresentino una insostituibile fonte materiale di cognizione, una documentazione storica oggettiva e veritiera del nostro passato (GDB).

Ott 1, 2018 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su La posta non mente:  francobolli soprastampati per l’occupazione di Trieste usati in Puglia
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