Filatelia e cartofilia: collezionare documenti storici

(di Giuseppe Di Bella) Sembrano francobolli e cartoline: ma in realtà cosa collezioniamo? Giuridicamente il francobollo è un valore fiscale (o carta valore) assolvendo la specifica funzione di assolvimento della tassa postale, quale controprestazione di un servizio reso da una pubblica amministrazione.

Almeno fino alla privatizzazione del servizio postale, ovvero alla cessazione del monopolio dello Stato sul trasporto delle corrispondenze, il francobollo è da considerare un “documento ufficiale dello Stato”. Questa qualificazione è valida per tutti i francobolli emessi dagli Stati sovrani.

Per quanto riguarda il nostro Paese in particolare, lo status giuridico di “documenti ufficiali” dei francobolli, è ancor più evidente poiché fin dalla proclamazione del Regno d’Italia, ogni emissione di valori postali è stata autorizzata attraverso uno specifico provvedimento legislativo governativo, in seguito sostituito da un Decreto ministeriale.

Gli atti ufficiali di uno Stato tendono nel tempo a rappresentarne la sua “storia” documentale o almeno buona parte di essa. I francobolli fanno quindi parte a pieno titolo del coacervo degli “atti di Stato” in senso lato e pertanto talvolta ne rappresentano anche la linea “politica”. 

Gronchi Rosa

Gronchi Rosa

In questa ottica politica si spiega la vibrante protesta dell’ambasciatore peruviano a fronte dell’emissione del famoso “Gronchi rosa” che riportava i confini errati del suo Paese, ed il successivo ritiro del francobollo.

Conseguentemente, non vi è quindi dubbio che il filatelista, a volte inconsapevolmente, colleziona invero documenti storici in senso proprio, e non sempre “minori”, prima ancora che documenti storico-postali.

L’ufficialità del documento è certo una “qualità” importante che lo compenetra direttamente allo Stato quale entità storica e sociale oltre che politica, in contrapposizione ai materiali cartacei di realizzazione privata, che questa valenza esprimono in modo eventuale. Ciò non toglie che la storicizzazione dei materiali documentali non avviene solo in ambito filatelico, dove pure è “garantita” dalla provenienza ufficiale dell’oggetto.

È questo il caso dell’enorme corpus mondiale di cartoline illustrate che sono state edite da privati dalla fine dell’Ottocento in poi, diventato anch’esso un diffuso patrimonio archivistico insostituibile ed una fonte inesauribile di notizie iconografiche e storiche di grande rilievo nelle mani della popolazione.

Uguali considerazioni vanno svolte per tutti i materiali cartacei e fotografici che milioni di collezionisti hanno avuto la lungimiranza di raccogliere, ordinare e catalogare, per consegnarli ai posteri.

I documenti, indispensabili presupposti della storiografia, hanno il pregio dell’oggettività e a volte svelano con una certa “ingenuità” la vera natura degli atti umani. È questo il caso della cartolina che vediamo di seguito, viaggiata in Italia nel 1941, la cui valenza di documento storico iconografico è subito evidente.

È opportuno premettere che l’Italia venne accusata di far uso, fin dalla guerra d’Etiopia, di armi chimiche non consentite, oltre che “naturalmente dei tradizionali lanciafiamme”.

In particolare il nostro Paese venne messo all’indice per l’uso dell’iprite, vietato dalla Convenzione di Ginevra. Arrigo Petacco tuttavia riferisce che “L’iprite fu comunque utilizzata sia sul fronte sud che sul fronte nord, ma non su larga scala, Mussolini ne aveva autorizzato l’impiego solo in casi eccezionali per supreme ragioni di difesa”.

Le bombe C500 temporizzate, vennero utilizzate in particolar modo sul fronte Sud, comandato da Graziani. Le proteste della comunità internazionale non tardarono e Mussolini proibì ufficialmente l’uso di agenti chimici. Ciò nonostante l’iprite fu utilizzata ancora da Badoglio, in almeno due bombardamenti.

Sul fronte opposto, anche gli abissini utilizzarono armi proibite, fornite da Svezia e Regno Unito, ovvero i proiettili esplosivi dum-dum, anch’essi vietati dalla convenzione di Ginevra e violarono altre convenzioni internazionali torturando i prigionieri ed arrivando anche ad evirarli, nonché abusando del simbolo della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, come copertura di operazioni militari.

L’inattesa cartolina, illustrata da Ferrari, proprio celebrativa del “Reggimento chimico” comprova, non già l’esistenza di questo Reggimento specializzato in questo particolare ed esecrabile tipo di guerra, ampiamente agli atti, quanto la incredibile, sconcertante pubblicità esplicita che si dava a queste attività proibite e disumane.

Sorprende l’equivoca e generica pubblicizzazione di attività di guerra chimica che erano già all’indice della Società delle Nazioni, realizzata proprio attraverso la cartolina che era all’epoca dei fatti un potente veicolo di informazione, paragonabile per il suo massiccio utilizzo, agli attuali mass media.

Ancor più sorprende sotto il profilo della comunicazione che la cartolina riporti il motto “A NUOVE DIFESE NUOVE OFFESE” e non il contrario, comprovando in modo esplicito il fondamento aggressivo della guerra in atto. Considerato che la cartolina è stata edita ed utilizzata a guerra iniziata, risulta chiaro che essa rientra in quel più vasto disegno di propaganda del conflitto, se non di guerra psicologica, nel qual ambito, in tutta Europa, non si andava certo per il sottile.

La Chimica aveva esordito sui campi di battaglia, già nel corso della prima Guerra Mondiale. In Italia, nel periodo fra i due conflitti mondiali, fu istituito il Servizio Chimico Militare e ogni Corpo d’Armata venne dotato di una “Compagnia Chimica” e di un Plotone lanciafiamme. Nel 1934 venne costituito un Reparto Chimico, che fu successivamente trasformato in Reggimento Chimico: questo rimase attivo fino all’Armistizio reso pubblico l’8 settembre 1943.

Solo negli anni ’50, a fronte dell’evoluzione nefasta dell’impiego in campo militare di armi non convenzionali, si ritenne opportuno istituire un Ente preposto alla difesa dalle armi nucleari, batteriologiche e chimiche. Nel 1953, venne disposta la costituzione della “Scuola Unica Interforze Armate per la Difesa Atomica, Batteriologica e Chimica”.

Nel 1956 l’Istituto assunse la denominazione di “Scuola Unica Interforze Armate per la Difesa Atomica, Biologica, Chimica” per diventare, dal 1977 la “Scuola Unica Interforze per la Difesa Nucleare, Biologica, Chimica”.

Costituita negli anni ’60 la Compagnia Sperimentale ABC, nel 1967 venne formato il Battaglione Difesa NBC, che assumeva nel 1976 la denominazione di 1° Battaglione NBC Etruria, con le insegne e le tradizioni militari del disciolto Reggimento Chimico.

Nel 1994, l’Istituto ha assunto la denominazione di “Scuola Interforze per la Difesa Nucleare, Biologica e Chimica”.

Vediamo quindi che in Italia l’evoluzione storica dell’uso bellico della chimica muove dall’utilizzo offensivo, per approdare alla fine del secondo Millennio ad un atteggiamento esclusivamente di difesa passiva.

Dunque questa “semplice” cartolina, che invero tanto semplice non è, ci ha portato molto lontano, ci ha “costretti” ad approfondire. Ma ci ha dimostrato ancora una volta quanto i materiali storici e documentali “minori”, possano essere significativi e quanto la loro diffusa disponibilità sociale possa costituire motivo di studio e di approfondimento culturale, stimolo alla conoscenza e occasione di riflessione. 

Questo è un aspetto di eccezionale rilevanza del collezionismo filatelico, cartofilo e filografico: la sua innegabile ed intramontabile valenza storica e culturale, la capacità di diffondere la conoscenza in modo capillare ed esemplificativo. Un collezionismo culturale tridimensionale, dove la terza dimensione è data dallo studio diretto del materiale “vivo”, degli oggetti che veritieri testimoniano il passato e che rendono il collezionista “cittadino della storia”. 

Questo è il collezionismo che piace e che resiste nel tempo alle mode ed alle speculazioni: collezionare le testimonianze della storia dell’uomo, grande ed universale, piccola e intima.

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Dic 18, 2023 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su Filatelia e cartofilia: collezionare documenti storici
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