Il proibizionismo nei francobolli

(di Pantelis Leoussis – dal bollettino greco IL FILATELISTA TEMATICO) Anche il tema del proibizionismo non è sfuggito all’occhio attento della filatelia. Vediamo di seguito come le emissioni di diversi Paesi hanno ricordato gli avvenimenti e come i francobolli li collegano tra loro.

Gli anni ’20 e ’30 dell’Ottocento portarono un’ondata di risveglio di idee religiose e morali che travolse gli Stati Uniti, determinando maggiore sensibilità verso temi sociali e istanze umanitarie e di moderazione che sfociarono in importanti movimenti come quelli per l’abolizione della schiavitù.

Anche il tema del consumo di alcool e della dipendenza da esso divenne centrale nel dibattito pubblico. Nel 1838, lo stato del Massachusetts approvò la prima legge di “restrizione” che vietava la vendita di alcolici in quantità inferiori a 15 galloni. Sebbene la legge sia stata abrogata due anni dopo, essa ha costituito un importante precedente per iniziative legislative simili. Da quella data, e fino allo scoppio della guerra civile nel 1861, altri Stati seguirono l’esempio del Massachusetts.

Nel corso degli anni successivi e fino alla fine del XIX secolo, gruppi sociali così detti della “temperanza”, erano presenti in tutti gli Stati Uniti, con le donne che giocavano un ruolo propulsivo, poiché l’alcol era considerato una forza distruttiva per le famiglie.

Con l’inizio del XX Secolo, si evidenzia un aumento del consumo di alcolici e di contro si registra una nuova crociata contro l’alcool guidata dall’Anti-Saloon League. Per i protestanti evangelici, ma anche per molti cittadini benpensanti, i saloon erano luoghi in cui si coltivava la corruzione e la mancanza di rispetto per gli altri e per se stessi. Inoltre, molti imprenditori sostenevano il divieto di bere, cercando di prevenire gli incidenti e aumentare la produttività dei lavoratori in un momento di grande espansione della produzione industriale con orari di lavoro prolungati.

Nel 1917, dopo che gli Stati Uniti entrarono nella prima guerra mondiale, il presidente Woodrow Wilson introdusse un divieto temporaneo per tutta la durata della guerra, al fine di conservare il grano per la produzione alimentare. Nello stesso anno, il Congresso approvò il 18° emendamento, che vietava la produzione, il trasporto e la vendita di bevande alcoliche. L’emendamento venne approvato rapidamente, con il sostegno dei necessari tre quarti degli Stati, e venne ratificato il 16 gennaio 1919, entrando in vigore nell’ottobre dello stesso anno, quando il Congresso approvò il National Prohibition Act, con le relative direttive di attuazione federali.

 

Sia il governo federale che quelli dei singoli Stati, hanno cercato di far rispettare il divieto durante gli anni venti. Tuttavia il proibizionismo venne applicato più fedelmente nelle aree rurali e nelle piccole città, dove la popolazione era più favorevole alla legge, e molto più liberamente nelle aree urbane. Nonostante i primissimi segnali di successo del divieto, come la riduzione degli arresti per ubriachezza e il calo del 30% del consumo di alcol e la stringente attività di polizia messa in campo, coloro che volevano continuare a bere trovarono modi sempre più fantasiosi per farlo. Il contrabbando continuò a crescere per tutto il decennio, con l’apertura di negozi o locali notturni che vendevano alcolici, l’importazione illegale di spiriti e alcolici attraverso i diversi confini di Stato e la produzione informale di bevande nelle case private.

La polizia non riusciva ad arginare il fenomeno con il risultato che distillerie e bar illegali proliferavano: i punti vendita raggiunsero quota 30.000, quasi il doppio dell’era pre-proibizionismo.

Il proibizionismo determinò quindi l’aumento di attività criminali legate al contrabbando e fece arrivare nelle mani della malavita organizzata enormi capitali. L’esempio più famoso è stato il gangster di Chicago Al Capone, che ha guadagnato l’incredibile cifra di 60 milioni di dollari all’anno dalla vendita dell’alcol e dagli illeciti collegati.

Tali operazioni illegali alimentarono un corrispondente aumento della violenza delle bande, incluso il massacro di “San Valentino” a Chicago nel 1929, in cui diversi uomini di Al Capone vestiti da agenti di polizia spararono e uccisero un gruppo di uomini di una banda rivale.

L’alto prezzo delle bevande alcoliche ha anche evidenziato le disuguaglianze sociali degli Stati Uniti. La classe operaia e i poveri del paese avevano molte meno opportunità degli americani della classe media o alta… di assaggiare un drink.

Alla fine degli anni ’20, il sostegno socio-politico al divieto iniziò a scemare. Il Paese sprofondò nella “Grande depressione” nel 1932: la legalizzazione dell’industria delle bevande per creare posti di lavoro e nuove entrate per il governo, iniziò a diventare una necessità. Il democratico Franklin D. Roosevelt, nel frattempo, si candidò alla presidenza nelle elezioni di quell’anno, e l’abolizione del “Proibizionismo” fu uno dei punti del suo programma elettorale, che lo aiutò a vincere facilmente contro l’allora presidente Herbert Hoover.

 

 

La sua vittoria segnò la fine del divieto che cadde a fronte della presentazione del  21° emendamento alla Costituzione approvato dal Congresso e sottoposto all’approvazione degli Stati dell’Unione. Nel dicembre del 1933, lo Utah diede il 36° e ultimo voto per la ratifica finale.

Sebbene alcuni Stati abbiano continuato a vietare l’alcol anche dopo la fine del proibizionismo federale, dal 1966 in nessuno degli Stati Uniti esiste il divieto di consumo di alcolici.

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Dic 6, 2021 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su Il proibizionismo nei francobolli
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