Il Gronchi rosa e il miracolo filatelico italiano

(Giuseppe Di Bella) Tra il 1963 ed il 1966, la filatelia europea e quella italiana in particolare hanno vissuto un “boom” di interesse sociale e commerciale senza precedenti. I motivi sono molteplici ed alcuni, come vedremo, hanno radici remote. L’esplosione del mercato filatelico si inseriva in quella convulsa stagione di espansione economica e sociale, spasmodica e a tratti irragionevole che è stata denominata “miracolo economico italiano”.

Questo complesso periodo storico è ben descritto in tante opere letterarie, visive e cinematografiche come il famoso film di Dino Risi “Il sorpasso” (1962) nel quale Vittorio Gassman incarna l’italiano arrembante che vuol lasciarsi tutto alle spalle, superare tutto, anche sé stesso e ad ogni costo.

Altro affresco impareggiabile di quell’epoca è il film di Vittorio De Sica “Il boom” (1963) nel quale Alberto Sordi per garantire alla famiglia un tenore di vita al di sopra dei propri mezzi decide di …vendere un occhio. 

La fama del francobollo, anche economica e finanziaria, veniva da lontano: dall’emissione del penny black nel 1840, il collezionismo filatelico aveva conosciuto una continua espansione ed aveva assunto una dimensione sociale e commerciale mondiale.

La crescita esponenziale e la solidità duratura del fenomeno collezionistico e commerciale, avevano determinato nell’opinione pubblica internazionale la convinzione espressa nell’affermazione “i francobolli sono come i soldi” (qualcuno diceva meglio), concetto che decade solo alla fine degli anni ’70 del Novecento.

Era opinione diffusa che i francobolli fossero un bene da investimento al pari degli immobili, delle obbligazioni, delle azioni e dell’oro, o quanto meno un bene rifugio e che una collezione di francobolli ponesse il proprio capitale al riparo dall’inflazione.

A comprova di queste radicate convinzioni sociali, economiche e finanziarie, cito una corrispondenza di un commerciante palermitano di francobolli che nel 1943, in piena guerra, scrive al fratello che si trova a Roma e gli raccomanda: “Sonda il terreno per l’acquisto di francobolli di un certo interesse, perché il denaro vale sempre meno e il futuro è troppo incerto. Indirizzati sulle serie più pregiate delle Colonie e sulle serie celebrative, magari presso i Comitati promotori”.

Questa la risposta: “In seguito ad un abboccamento con quel mio amico che sai, ho appreso che Egli già da tempo impiega i suoi capitali in acquisto di francobolli usati che accantona in attesa del buon momento…”.

Ed effettivamente il commercio di francobolli è stata un’attività lucrosa per lungo tempo. Oltre i commercianti professionisti, (pochi) collezionisti e (alcuni) investitori che con lungimiranza speculativa, hanno concentrato l’attenzione sui materiali più rari, più interessanti e storicamente significativi, hanno ottenuto in un lungo lasso di tempo, tra il 1920 e il 2000, notevoli risultati economici.

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Con il nuovo millennio cambia infatti radicalmente lo scenario culturale, sociale e tecnologico nel quale il francobollo e la filatelia hanno un posto sempre più marginale. Lo stesso uso primario del francobollo quale mezzo di pagamento della tassa postale per la spedizione delle corrispondenze, diventa viepiù rarefatto a fronte dell’implementazione di nuovi mezzi di comunicazione come la messaggistica istantanea, la posta elettronica e i social media. Il francobollo perde la sua funzione primaria che lo promuoveva anche come icona “pop”, la platea dei collezionisti si riduce, il mercato filatelico arretra, i prezzi si contraggono e la rilevanza finanziaria della filatelia speculativa sostanzialmente scompare.

Tornando al boom della filatelia, va evidenziato che già alla fine degli anni 50’, si era registrata in Europa e segnatamente in Italia, la tendenza ad un’ulteriore espansione dell’interesse per i francobolli quali beni d’investimento, e si può affermare che i primi “investitori” che cominciarono ad acquistare le nuove emissioni a fogli interi, a scopo puramente “speculativo”, erano già attivi nel 1957.

Gli italiani degli anni sessanta si erano da poco scrollati di dosso la fame e le ristrettezze dovute alla guerra. L’ascensore sociale stava già funzionando a pieno ritmo e nell’arco di pochi lustri il proletariato rurale si era inurbato e si era in parte trasformato in piccola borghesia artigianale e commerciale, confluendo in quella classe media che sarebbe stata il motore consumistico del miracolo economico.

La terza rivoluzione industriale era in atto e la parallela esplosione della piccola e media impresa, incrementando in modo esponenziale il potere d’acquisto della borghesia, fecero il resto. Queste condizioni socio economiche erano favorevoli alla crescita di tutti i settori e gli “investimenti” non facevano eccezione. Dalla fame di cibo si era passati alla fame di benessere.

Si erano quindi create tutte le premesse per l’esplosione del mercato filatelico, anche perché il crescente e arrembante ceto medio era culturalmente e socialmente più vicino ai francobolli, oggetti anche di uso comune, che alle lontane e incomprensibili Borse finanziarie o ad altri tipi di investimento: oggi può sembrare strano… ma nell’Italia post rurale degli anni sessanta le cose andavano così.

La vicenda del Gronchi rosa, per approfondire la quale rimandiamo all’articolo pubblicato in questo sito http://assfilatelicacagliari.altervista.org/gronchi-rosa-luci-ombre-fantasmi/ , cadde “a fagiolo” proprio nel momento in cui si erano già create tutte le premesse per la deflagrazione del fenomeno.

Vero è che i “fogliaroli” non riuscirono, come abbiamo ricordato nel citato articolo, ad accaparrarsi scorte del famoso francobollo errato, ritirato dalla vendita, ma è pur vero che la vicenda colpì l’immaginario sociale e la fantasia di una platea di soggetti ben più ampia di quella dei filatelisti, suscitando smodati appetiti finanziari estranei alla filatelia come fenomeno collezionistico e culturale. In tanti rimasero fulminati sulla via del facile guadagno e la cupidigia, come spesso accade, prese il sopravvento sulla ragione.

Ironia del destino, il Presidente Giovanni Gronchi, il cui nome è legato alla nota vicenda, era Egli stesso un appassionato collezionista, che aveva anche subìto, qualche anno prima dei fatti, una cocente delusione in campo filatelico, per vie di alcuni importanti francobolli acquistati, che non risultarono essere originali.

Le polemiche seguite al ritiro del francobollo errato, il suo prezzo in continua ascesa e tutti i motivi di ordine speculativo sopra ricordati, diedero fuoco alle polveri del “miracolo filatelico italiano”.

Ricordo che a Palermo la sede dell’Unione Filatelica Siciliana stentava a contenere i soci, gli amici e i semplici curiosi, e che si registrarono decine di nuove iscrizioni, così come in tutte le associazioni filateliche italiane.

Allo sportello filatelico delle Poste centrali di tutte le grandi città italiane “Si faceva a botte”, e non è solo un modo di dire, per acquistare quantità di francobolli di ogni genere e natura.

A Cagliari la rissa scoppiò tra i collezionisti in fila alle poste centrali per accaparrarsi l’emissione celebrativa del XX anniversario della Resistenza: dalle offese verbali si passò ai fatti e volarono schiaffi e pugni. A quel punto l’addetto allo sportello, il pacifico Signor Burghesu, per sedare gli animi dei contendenti, decise sua sponte di limitare l’acquisto a dieci serie a persona. Procedura non legittima ma efficace per calmare i facinorosi che essendo in fondo alla fila temevano di non potersi rifornire della “pregiata” emissione.

Un gustoso episodio veniva raccontato dal compianto socio della nostra associazione cagliaritana Luigi Toma. Orbene nel 1966 era stata annunciata l’emissione filatelica della città del Vaticano dedicata al sacrum millennium poloniae ovvero al millenario della conversione della Polonia al Cristianesimo. In Associazione era montata una gran discussione tra tanti azzeccagarbugli basata sul timor panico che i devotissimi quanto “avidi” collezionisti polacchi, avrebbero fatto incetta di questa serie di sei francobolli che sarebbe dunque diventata rarissima! In realtà detta serie, insieme a quella dedicata alla visita di Paolo VI alla sede delle Nazioni Unite, è una di quelle con tiratura mostruosa che finita la speculazione valeva meno della carta su cui era stata stampata. A nulla valsero i consigli dei soci anziani, come il saggio Cavalier Giuseppe Cambedda che anzi venne ingiustamente “sospettato” di voler biecamente scoraggiare gli acquisti per vantaggio personale! Insomma si arrivò a temere che i cùpidi e infidi polacchi (che avevano ben altre gatte vive da pelare) avrebbero fisicamente invaso Cagliari e l’Italia filatelica per incettare la preziosa emissione! Partì dunque la corsa all’accaparramento con tutti i mezzi possibili e così, ancora una volta… i polli diventarono capponi.

In quegli anni, mal consigliati soggetti e improvvisati broker, completamente estranei alla filatelia, cominciarono a “investire” notevoli capitali in francobolli, acquistando… ”per sentito dire“ a fogli interi le emissioni di Italia, Vaticano e San Marino ma anche Svizzera, Francia, Germania Occidentale… Egitto… Paraguay!

Ricordo amici di famiglia e semplici conoscenti che chiedevano a mio padre “Leonardo consigliami tu, fammi comprare un po’ di francobolli per investimento”.

I Paesi emittenti, approfittarono immediatamente di questo incontenibile fenomeno e cominciarono ad aumentare geometricamente le tirature delle emissioni, creando dei “mostri” da decine di milioni di esemplari, zombi che ancora oggi vagano reietti sulla scena filatelica: fantasmi monitori dell’insostenibile leggerezza dell’essere. In breve venne messo in opera un vero girone infernale dove i tormentati erano condannati alla perenne diuturna ricerca di francobolli. L’espiazione sarebbe arrivata con il susseguente crack.

L’aggiornamento dei prezzi era settimanale, per non dire giornaliero. Per conoscere in anteprima gli aumenti intervenuti, mio padre mandava (in autobus) mio fratello all’edicola della stazione centrale di Palermo dove il foglio di aggiornamento era disponibile qualche ora prima che in città!

Michelangiolesca EVA

Si creò quindi una “bolla” speculativa che, per sua stessa natura, poteva solamente scoppiare. Nel 1966, improvvisamente, avvenne lo “sgonfiamento”, ovvero il crollo del mercato filatelico e l’interesse speculativo ed i prezzi dei francobolli collassarono nel volgere di pochi giorni.

Serie di francobolli che dal valore nominale di emissione di 300 lire, avevano immediatamente raggiunto un valore commerciale di 3.000 lire, crollarono letteralmente e divennero sostanzialmente invendibili.

La perdita finanziaria globale, sopportata da commercianti, investitori e collezionisti, è calcolabile in decine di miliardi di Lire. È pur vero che molti speculatori si erano arricchiti nel volgere di pochi mesi: ma decine di migliaia di collezionisti/investitori rimasero col cerino acceso in mano.

Qualche commerciante aveva perfino inventato la formula degli “investimenti filatelici garantiti” e la garanzia era il riacquisto, a prezzo maggiorato, a richiesta del cliente: per questi commercianti, l’espatrio fu la soluzione più semplice ed immediata.

Gli effetti del crack furono catastrofici e ancora oggi la filatelia paga un pesante tributo alle speculazioni di quegli anni dissennati. Infatti molti appassionati e tanti neofiti, accostatisi alla filatelia in quel tempo, furono irrimediabilmente persi nella delusione di aver acquistato, mal consigliati, quantità di francobolli il cui valore svanì da un momento all’altro, senza mai aver avuto il piacere di costruire una vera personale collezione.

Va annotato, per completezza di esposizione, che nonostante questi significativi avvenimenti, un nucleo di inguaribili illusi ha insistito fino alla fine del Novecento nel comprare quantità abnormi di francobolli per investimento. I risultati finanziari sono stati ugualmente disastrosi.

Oggi questi sconsiderati investitori, o i loro eredi, ancora in possesso di enormi accumulazioni, non riescono a recuperare neanche la metà del valore facciale dei francobolli, che comunque corrisponderebbe, in termini reali a ben poca cosa.

Ma la filatelia non è questo. Essa è stata l’hobby più diffuso ed amato in tutto il mondo per 150 anni, a tal punto che per decenni “collezionista” e “filatelista” sono stati nel linguaggio comune dei sinonimi. Oggi osserviamo che il collezionismo filatelico inevitabilmente arretra a fronte della rivoluzione digitale che ha cambiato il modo di pensare e di vivere della popolazione mondiale.

Internet ha rivoluzionato la cultura e le fonti di informazione. Il WEB è la società tendono ad identificarsi con il paradosso che è la società ad essere fortemente influenzata dalla Rete e non il contrario. Per vedere un canguro basta un click e non c’è bisogno di aspettare una lettera dall’Australia con un francobollo che lo rappresenti.

Dunque il ruolo visivo, conoscitivo e didattico del francobollo si è trasformato: il suo rapporto con la società è di tipo squisitamente culturale e non più popolare ed ha assunto una valenza storica, antiquariale ed estetica, diventando sempre più una fonte documentale in senso proprio.

Anche se la storia del francobollo e della filatelia appare fortemente connessa a fattori finanziari ed economici, è evidente che il vero tesoro non sono i francobolli quali asset finanziari, ma la storia e la cultura che essi rappresentano e documentano, poiché su di essi è impressa indelebilmente la storia di due secoli che hanno segnato il destino dell’umanità.

Il francobollo, anche nel terzo Millennio ha ancora tanto da dire: non in campo economico o finanziario, bensì nel suo naturale ambito che è quello culturale e hobbystico.

5 sterline

Una collezione di francobolli, e ancor più di documenti postali viaggiati, sviluppata secondo i rigorosi criteri dello studio scientifico e della ricerca, ancora oggi può rappresentare un’innovativa, utile ed interessante attività culturale: un’opera originale e creativa. Infatti, una collezione/studio sviluppata con criteri storici, grafici o tematici, è assimilabile alla scrittura originale di un libro e come tale rappresenta un unicum, una singolarità dalla cui realizzazione il collezionista può trarre piacere intellettuale e soddisfazione personale. E tutto ciò non ha nulla a che vedere con finanza, economia e speculazione.

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Set 16, 2022 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su Il Gronchi rosa e il miracolo filatelico italiano
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