Francobolli: il valore della cultura   

      

Gronchi Rosa

Il Gronchi Rosa

(GDB) Ma quanto vale questo francobollo? E’ una domanda ricorrente. Molte sono le componenti strutturali che determinano il valore/prezzo di un francobollo, ma i tre elementi principali sono la rarità, la qualità e la richiesta sul mercato.

Superfluo ricordare che anche in questo settore merceologico, vige la ferrea legge della domanda e dell’offerta che prescinde dal valore culturale degli oggetti da collezione.

Una premessa è necessaria. Nelle transazioni operate nel settore filatelico, interagiscono due elementi: Il valore o quotazione (teorica) indicata dai cataloghi, ed il prezzo “reale” di mercato. Questi due elementi presentano un diverso rapporto in virtù del tipo di mercato sul quale avviene la compravendita.

Come in tutti settori merceologici, anche nel mercato filatelico intervengono e si combinano molteplici fattori che concorrono a determinare il prezzo finale. In ambito filatelico disponiamo di un elemento in più: è possibile farsi un’idea abbastanza verosimile di quella che può essere la disponibilità numerica di un singolo francobollo, infatti di moltissime emissioni si conosce l’esatta tiratura originaria e di altre la si presume con una certa attendibilità.

E’ evidente che rispetto alla tiratura originaria, nel tempo, una parte dei pezzi è andata distrutta o comunque persa perché danneggiata. Parte degli esemplari sono stati utilizzati postalmente e quindi molti valori sono stati bollati etc. etc.

Un elemento “instabile” che incide sul prezzo del francobollo è poi il rapporto tra la sua disponibilità sul mercato ed il numero di collezionisti intenzionati ad acquistarlo in un determinato periodo: francobolli rari possono non essere molto richiesti perché in un lasso di tempo più o meno lungo, quel Paese, quel settore o quel periodo storico, non viene collezionato. Ne deriva che la rarità è solo uno degli elementi che determinano il valore di un francobollo, l’altro è la desiderabilità ovvero la domanda effettiva.

Quando dal valore teorico, si passa al prezzo di mercato, bisogna prendere in considerazione due nuovi fattori. Il primo è la qualità del francobollo, il secondo è il mercato sul quale lo si acquista.

Bimillenario augusto

Bimillenario augusteo

La qualità del francobollo (della moneta, della carta moneta, etc.), è un elemento determinante: come sappiamo il francobollo è un multiplo e a seguito della sua vicenda storica, si può presentare in molteplici stati di conservazione ovvero qualità.  

Nel settore filatelico, lo strumento indispensabile per la determinazione del prezzo è da sempre il catalogo, infatti i francobolli cominciarono ad essere studiati e catalogati, subito dopo la loro adozione.

Sussistono diversi cataloghi generali e settoriali. Per quanto riguarda opere di carattere generale, si fa riferimento generalmente al catalogo Yvert dei francobolli di tutto il mondo, edito in Francia.

Singole Nazioni hanno cataloghi propri che elencano sistematicamente e valutano i francobolli dell’area geopolitica di riferimento. In Italia vi sono quattro principali cataloghi: l’Unificato, Il Bolaffi, l’Enciclopedico ed il Sassone che è il più diffuso ed utilizzato sia dai collezionisti che dagli operatori commerciali.

I cataloghi italiani nel tempo si sono evoluti fino a diventare anche dei libri, ovvero saggi di filatelia, e sono tra i più interessanti al mondo per il taglio storico e culturale che li contraddistingue: sono dei veri e propri studi aggiornati che classificano e valutano tutti i francobolli della così detta “Area italiana” che comprende: Antichi Stati italiani, Regno, RSI, Luogotenenza di Umberto II, Repubblica; Vaticano; San Marino; Ex colonie italiane; Uffici postali italiani all’estero; occupazioni italiane ed occupazioni straniere di territori italiani; Sovrano Militare ordine di Malta; Territorio libero di Trieste, zona A e B; Emissioni locali e del Corpo polacco in Italia.

Molti cataloghi esordirono come listini di vendita, quindi il prezzo indicato era quello cui la ditta era disposta a cedere il pezzo…senza sconto.

Oggi i cataloghi non assolvono più a questa funzione ma a quella di classificazione e valutazione e la maggior parte degli editori dei cataloghi più importanti, non vendono francobolli, e comunque non quei francobolli in catalogo, pertanto i prezzi indicati risultano teorici e quindi “prezzi di riferimento” per le qualità standard prese in considerazione.

Di fatto, sul prezzo di catalogo viene ordinariamente praticato uno sconto alquanto variabile. Attualmente la

5 sterline

Gran Bretagna – Regina Vittoria – 5 sterline

realtà dei prezzi praticati è lontana dal valore teorico indicato dai cataloghi. Le case editrici e il mercato in generale, hanno comunque preferito privilegiare il c.d. prezzo di riferimento, che in vero ha il vantaggio di una maggiore duttilità commerciale. La descritta situazione è comune a quasi tutti i maggiori cataloghi editi nel mondo ed a tutti i mercati.

La varianza dei prezzi, causa l’ampiezza della forbice dello sconto, è da mettere in relazione al fatto che in campo filatelico esistono una pluralità di operatori, e tutti hanno costi e spese diverse. Oltre ai commercianti con negozio, operano anche le Case d’asta e le Ditte che pubblicano listini di vendita per corrispondenza.

Risulta evidente che ognuna di queste categorie, tratta quantitativi e segue filiere diverse, più o meno onerose e una certa elasticità dei prezzi, in relazione al teorico valore di catalogo, risulta indispensabile per i dovuti aggiustamenti.

Va inoltre evidenziato che in questo settore, una parte delle cessioni avviene direttamente tra collezionisti a causa dei doppioni detenuti o per altri motivi. Queste transazioni tra collezionisti privati, oggi massicciamente effettuate nel mercato elettronico on line (E-Bay, Del Campe, Catawiki  etc.), non sono soggette ad alcuna tassazione e pertanto avvengono ad un livello di prezzi più basso (ma spesso con minori garanzie), rispetto a quelli praticati dai commercianti con licenza. Anche questo è un motivo di scollamento tra i valori teorici indicati dai cataloghi e quelli reali del mercato.

 Da quanto detto ricaviamo che è piuttosto difficile stabilire con esattezza il valore-prezzo di un francobollo, anche prendendo in considerazione un preciso momento del mercato.

Appare utile evidenziare che negli anni sono state operate le così dette “rarefazioni” tecniche (o politiche). Queste consistono in un raffinamento della ricerca, ad esempio la rarefazione qualitativa ha portato oggi al deprezzamento dei francobolli con vignetta decentrata rispetto alla dentellatura, e all’eccessivo apprezzamento di quelli ben centrati.

Questo è in effetti uno dei motivi conduttori del collezionismo di francobolli, perché i criteri di selezione che riguardano la qualità dei francobolli, si sono nel tempo evoluti nel senso della pretesa di una qualità sempre migliore, sotto tutti gli aspetti strutturali, degli oggetti da collezione, siano essi francobolli sciolti, su busta, nuovi o usati (o monete, o cartamoneta).

 Ma esistono altre rarefazioni operate per esempio in relazione ad un certo francobollo usato su busta con un certo annullo, ovvero più di recente la grande attenzione e l’interesse per le destinazioni rare ed inusuali delle corrispondenze. 

Vittima di immeritato ostracismo da rarefazione commerciale sono i francobolli senza gomma, che sicuramente sono invece degni di maggiore considerazione e attenzione e che sono oggi reperibili sul mercato a prezzi molto bassi.

Non è facile esprimere un giudizio sulle rarefazioni vere o virtuali, perché il modo di collezionare deve essere lasciato alla libera determinazione di ogni collezionista, ma è consigliabile prudenza quando il mercato propone collezioni e mode che non presentano validi presupposti storici, sistematici o tecnici, ma solo invero motivazioni commerciali.

A tal proposito, per meglio evidenziare come sia cambiato il modo di collezionare ed i criteri seguiti dai collezionisti, sarà bene ricordare che fino agli anni quaranta del Novecento, molti collezionisti italiani erano soliti inserire nella collezione del Regno d’Italia i corrispondenti francobolli emessi per le nostre colonie, uguali nella vignetta a quelli metropolitani, ma a volte meno costosi. Questo è un esempio opposto alla rarefazione.

Somalia visita di Vittorio Emanuele

Somalia  – Visita di Vittorio Emanuele III

Quanto precede introduce il discorso sul 2francobollo tipo”, tanto caro ai collezionisti di qualche generazione precedente. Per comprendere subito l’ambito del discorso, saranno utili due esempi: i due valori emessi nel 1951 per la conferenza sulle Radio diffusioni, non sono “francobolli tipo” in quanto la differenza tra essi è data solamente dal valore e dal colore.

Al contrario il valore emesso per il centenario della Repubblica Romana, è un francobollo tipo, in quanto esiste un unico tipo e valore con quella vignetta.

Nel passato, poiché molti collezionisti privilegiavano la tipologia grafica e la rappresentatività iconografica e non la completezza formale delle serie, anche per motivi economici, si accontentavano per esempio di mettere in collezione solo il 20 lire dell’emissione “Radiodiffusione”, tralasciando il costoso 55 lire. 

I criteri con cui si colleziona oggi sono certo diversi e direi più rigorosi, ma taluni prezzi sono ancora influenzati dalle considerazioni che abbiamo sopra sviluppato. Sarà bene tenere presente quanto precede, quando scegliamo di affrontare una nuova collezione e decidiamo come impostarla.  

Infatti per molti cultori la filatelia è, almeno inizialmente, un mero divertimento. Può accadere invece che qualcuno si avvicini alla filatelia solo con l’intenzione di collezionare e contemporaneamente investire del denaro, o addirittura con intenti esclusivamente speculativi.  

L’atteggiamento verso il valore della collezione, della maggior parte dei filatelisti e dei numismatici, risulta alquanto singolare. Infatti sono le uniche categorie di collezionisti che hanno strutturalmente un’aspettativa di guadagno dal loro hobby.

Un collezionista di minerali o un fotografo dilettante, non si aspettano nulla dalla loro pur costosa passione, se non il piacere procurato da essa stessa. Il filatelista invece ritiene spesso di potere e di dover conservare almeno il valore di quanto speso. Poiché appunto considera l’acquisto dei francobolli non una spesa, ma un vero investimento.

Questa tendenza al collezionismo-investimento è favorita dal fatto che i francobolli e le monete godono del privilegio di una esatta classificazione e relativa valutazione, ormai consolidate nel tempo. Molteplici elementi quindi conferiscono a questi oggetti da collezione, l’apparenza di valori reali.

Nella sostanza le cose non stanno così, perché è di comune scienza che se compriamo, come consumatori finali, un qualsiasi bene per un prezzo 100, il suo valore di rivendita intrinseco non potrà essere quello, ma sarà 100 meno le imposte e il giusto guadagno del commerciante che quel bene ci ha venduto.

Lire italiane 100.000

Centomila Lire italiane tipo Manzoni

Il discorso fin qui sviluppato, molto superficialmente, ci aiuta a capire quanto il settore filatelico sia complesso, anche dal punto di vista commerciale. Un principio è comunque valido: privilegiare sempre il divertimento del collezionare, la ricerca storica e l’approfondimento culturale. Questi aspetti non riservano mai brutte sorprese e spesso non abbisognano di grandi investimenti.

E’ necessario essere prudenti negli acquisti, pretendendo di pagare un prezzo relativo alla qualità del francobollo acquistato, tenuto conto che il prezzo di catalogo è riferito ad esemplari perfetti. Accade spesso che si ottenga uno sconto apparentemente buono, ma non congruo in relazione alla qualità del francobollo acquistato.

Non esiste comunque una ricetta valida per tutti: ho visto collezionisti oculati divertirsi ed arricchirsi culturalmente e socialmente con la filatelia, ma anche altri, avventati e superficiali, con mire speculative, abbandonare con grande delusione.

Una metodologia può aiutare: seguire contemporaneamente più collezioni offre il grande vantaggio di poter acquistare solo quello che ci viene proposto a buon prezzo, senza cercare nulla in particolare, situazione questa che pone in una posizione di grande forza sul mercato.

Certo il denaro ha una sua insostituibile importanza anche in questo settore collezionistico, pur dalle spiccate connotazioni culturali. Ma nel tempo ho osservato che i collezionisti che ottengono i migliori risultati e più grandi e durature soddisfazioni, sono quelli che hanno trasformato la collezione in una vera e avventurosa ricerca formativa, sia essa storica, grafica o tematica. In questo modo traggono autentico piacere e soddisfazione dalla loro passione divenuta un fatto preminentemente culturale, che prescinde dunque da considerazioni economiche o speculative.

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Feb 23, 2019 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su Francobolli: il valore della cultura   
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