I francobolli raccontano l’òboe: dagli antichi aulòs all’attuale strumento dell’orchestra sinfonica

(di Pantelis Leoussis) L’òboe è uno degli strumenti musicali più remoti, conosciuto in tutte le grandi civiltà antiche. Appartiene alla categoria degli strumenti a fiato con doppia linguetta, della quale fa parte anche il fagotto. Lo troviamo presso gli antichi egizi, nell’antichità greca col nome Avlos, nell’antica Roma come Tibia e in Asia come Turna.

L’òboe ha la forma di un tubo conico con buchi per la produzione di suoni di diverse altezze. Di solito è realizzato in legno o ebanite. La forma conica del tubo e la doppia linguetta conferiscono a questo strumento il suo caratteristico suono nasale e penetrante.

L’òboe della musica popolare ellenica si chiama zournas, karamuza o pipiza. E’ realizzato in legno di albicocca e utilizza una doppia asta che crea un suono acuto e penetrante. Si utilizza principalmente all’aperto, durante feste di paese i matrimoni ed altre occasioni festose.

L’òboe ha otto buchi nella parte anteriore, sette dei quali vengono utilizzati durante la riproduzione dei suoni per cambiare il tono e uno posteriore in corrispondenza del pollice per cambiare l’ottava.

La Zurnas è simile al Mizmar della musica araba ed a tanti altri strumenti utilizzati nella musica popolare di molti Paesi, come Iran, Armenia, Israele, Afghanistan, Iraq, Siria, Turchia, Azerbaigian, Paesi dei Balcani (dove in slavo è chiamato solitamente zourla), Paesi del Caucaso, ma anche Europa orientale e Cina.

I suonatori hanno sviluppato una tecnica di accumulo d’aria a destra e sinistra del cavo orale, in modo che quando l’aria a destra viene consumata, viene caricata a sinistra e viceversa. In questo modo possono suonare per lunghi periodi senza interrompere l’esecuzione del suono per respirare.

La doppia linguetta, solitamente di canna, è gestita dall’esecutore stesso, un processo che richiede pazienza e abilità speciali.

Il nome tedesco Oboe deriva dal termine francese “Hautbois” ovvero  legno alto. Fu sviluppato come strumento per la musica classica in Francia e apparve per la prima volta in un’opera nel 1671. Tuttavia, era ancora in una forma semplice che necessitava di molti miglioramenti per raggiungere la perfezione odierna.

Un momento decisivo per l’oboe fu quando nel 1880 il liutaio francese F. Loreé applicò allo strumento un sistema di chiavi metalliche.

Oggi la sua gamma musicale copre circa tre ottave. Nella maggior parte delle melodie lente, il suo suono è solitamente malinconico e molto espressivo, e spesso ricorda melodie “orientali”.

Poiché il tubo dell’oboe è piuttosto stretto, rispetto agli altri strumenti a fiato dell’orchestra, l’esecutore, mentre soffia nel suo strumento, “spende” meno aria rispetto agli esecutori degli altri strumenti. Per questo motivo può suonare note lunghe o anche lunghe frasi musicali con un sol fiato. Ma poiché l’aria deve passare attraverso il sottile bocchino, ha bisogno di un’esplosione intensa e mirata, il musicista deve essere quindi in possesso di una buona tecnica per esibirsi compiutamente.

A causa del suo suono penetrante, l’òboe imposta il tono (La) nell’orchestra prima dell’inizio del concerto per l’accordatura dei suoi diversi strumenti.

Quasi tutte le composizioni orchestrali scritte dopo il 1700 comprendono una parte per oboe, mentre sono presenti anche numerosi concerti per oboe e orchestra, corrispondenti a concerti per pianoforte, violino, flauto, ecc. Alcuni dei più noti furono scritti da Vivaldi, Telemann, Bach, Mozart, Hydn  e altri.

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Dic 7, 2020 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su I francobolli raccontano l’òboe: dagli antichi aulòs all’attuale strumento dell’orchestra sinfonica
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