Il fico d’India: spine, storia e dentelli

(di Pantelis Leoussis) Il cactus, l’aquila e il serpente rimandano a un antico mito degli Aztechi, la tribù nomade del Messico settentrionale. Secondo la tradizione, gli Aztechi seguirono una profezia: dovevano costruire la loro casa dove avrebbero visto un’aquila appollaiata su un cactus che mangiava un serpente.

La tribù vagò a lungo finché si ritrovarono sulle rive di un lago nel Messico centrale, dove ai loro occhi apparve la scena descritta dalla profezia e senza indugio fondarono la potente città di Tenochtitlan, l’odierna Città del Messico.

Da allora, il cactus Opuntia ficus-indica (fico d’India) non ha mai smesso di crescere e moltiplicarsi in Messico, suo luogo di origine. Nel tempo, la sua coltivazione si è diffusa in molte regioni aride e semi-aride del mondo, contribuendo in modo significativo alle economie di diversi paesi.

La coltivazione del cactus, in generale, è utile per le zone aride perché converte efficacemente l’acqua in biomassa. Il fico d’India, il cactus più coltivato, è oggi economicamente importante per il Messico quanto il mais e l’agave blu. Viene coltivato principalmente per i suoi frutti, le sue foglie ma anche per altri usi.

È una pianta perenne che può raggiungere un’altezza di 3-5 metri, ha rami spessi, carnosi e allungati a forma di spada, chiamati cladodi. La loro “pelle” respinge l’acqua e riflette il sole. I fiori compaiono quando la pianta ha 1-2 anni. Si riscontrano tre diverse colorazioni: bianco, giallo e rosso. Nell’emisfero settentrionale compaiono all’inizio di maggio e i frutti maturano da agosto a ottobre.

I fichi d’India somigliano a fragole e fichi per colore e sapore e in generale racchiudono e sintetizzano i sapori di diversi frutti. La loro polpa ha anche un gusto simile all’anguria matura e contiene molti piccoli semi di consistenza lignea che di solito vengono ingeriti, ma dovrebbero essere invece evitati perché possono alterare le funzioni intestinali.

I fichi d’India sono utilizzati per fare marmellate e gelatine, e i messicani li usano da migliaia di anni per produrre una bevanda alcolica chiamata “colonche”.

In Sicilia si produce un liquore aperitivo aromatizzato al fico d’india, chiamato “Ficodi”. A Malta, il liquore prodotto dai fichi d’India è chiamato “bajtra” (fico d’India in maltese). Anche la popolazione dell’isola di Santa Elena produce un particolare liquore estratto dal frutto del fico d’india chiamato “Tungi”.

I messicani e altri popoli americani del sud-ovest mangiano le foglie giovani del fico d’India quando le loro spine non si sono ancora indurite. Le tagliano a listarelle, a volte le sbucciano e a volte no, le friggono con uova e jalapeños (una specie di peperone) e le consumano a colazione. Hanno una consistenza e un sapore simile ai fagiolini.

Le foglie si mangiano anche bollite o crude, mescolate con succo di frutta o cotte in padella.

I teneri cladodi sono anche usati come contorno per accompagnare il pollo, o cotti in  casseruola con cipolla tritata e coriandolo.

Negli Stati Uniti sudoccidentali, questo cactus ha iniziato a essere coltivato come fonte di mangime fresco per il bestiame, oltre al suo utilizzo come pianta da siepe. I bovini evitano le sue spine acuminate e non si allontanano dall’area recintata dai cactus. Le foglie del cactus ovviamente non hanno molto valore nutritivo, ma sono utili in condizioni di siccità, infatti il loro alto contenuto di acqua copre adeguatamente le loro esigenze in tempi di scarsità d’acqua.

I cactus Opuntia ficus-indica sono ampiamente utilizzati in Tunisia e Algeria per bloccare o limitare il movimento della sabbia, proteggendo e valorizzando così sia la flora della zona che i terrazzamenti con il loro apparato radicale profondo e forte. Nelle aree circondate da cactus, le proprietà naturali del suolo sono incrementate, poiché sono notevolmente migliorate dall’azoto e dalle sostanze organiche.

Anche la stabilità strutturale del suolo è migliorata, il deflusso e l’erosione sono ridotti, mentre la capacità di stoccaggio e la permeabilità dell’acqua sono aumentate. Le piantagioni di fichi d’india hanno anche un effetto positivo sulla crescita di piante di altre specie, soprattutto piante erbacee, migliorando sensibilmente le condizioni ambientali che ne facilitano la colonizzazione e la crescita.

Infine, vale la pena ricordare che Malta onora questo fico d’India come il Messico, poiché la sua immagine è inclusa in uno dei suoi simboli, insieme al sole, al mare e alla marineria.

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Feb 1, 2021 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su Il fico d’India: spine, storia e dentelli
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