Dopoguerra in Sardegna: i francobolli?…finiti! La filatelia che fa la Storia

(di Giuseppe Di Bella) E’ ormai da considerare un dato culturalmente acquisito il valore dei documenti postali quale fonte storica diretta. Gli studi di grande respiro ma anche le  piccole testimonianze, rappresentate da singoli oggetti postali, comprovano l’indissolubile legame tra la storia in senso lato e quella propria della comunicazione postale.

Non solo la posta, ma anche le cartoline, le fotografie e le documentazioni cartacee di ogni genere, in possesso non solo dei collezionisti ma anche di moltissime famiglie italiane, costituiscono un archivio storico sociale di eccezionale valore documentale.

Ad ulteriore dimostrazione di quanto un singolo documento postale possa essere storicamente significativo, esaminiamo una missiva rappresentativa degli avvenimenti che in Italia seguirono l’Armistizio di Cassibile e delle difficoltà operative e socio-economiche conseguenti.

L’entrata in guerra a fianco della Germania nel giugno del 1940, inevitabilmente aggravò la già difficile situazione economica e sociale degli italiani, deteriorata dalla crisi finanziaria ed economica mondiale del 1929, dalla politica deflazionistica del Governo fascista e dalle sanzioni a carico dell’Italia, decretate dalla Società della Nazioni nel 1935, a seguito dell’invasione italiana dell’Etiopia.

Già nel corso del primo anno di conflitto, cominciarono a scarseggiare i generi alimentari e di consumo: venne disposto il razionamento che determinò l’utilizzo delle tessere annonarie, che garantivano ogni mese il minimo (o quasi) per sopravvivere.

Carta annonaria del Comune di Milano

 Anche i servizi postali iniziarono ad andare in crisi e già all’inizio del 1941 i collegamenti con le Colonie divennero difficili e a volte impossibili.

Lettera raccomandata per espresso aereo del 10.1.1941 indirizzata ad Asmara in Eritrea – “Al mittente per impossibile inoltro”

 Un ulteriore avvenimento avrebbe portato ad una drammatica penuria di beni materiali e di generi alimentari nel Paese: l’Armistizio di Cassibile (SR), concluso tra l’Italia e gli Alleati anglo-americani il 3 settembre, entrato in vigore il successivo 8 Settembre 1943, che recise i collegamenti ed i residui sistemi di rifornimento esistenti tra le “due Italie” (cd “spaccamento”).

La liberazione di Benito Mussolini dalla prigione del Gran Sasso d’Italia, avvenuta ad opera di paracadutisti tedeschi il 12.09.1943, e la successiva creazione della Repubblica Sociale Italiana, che continuava la guerra a fianco dei tedeschi, aveva infine gettato il Paese nel caos della guerra civile.

L’occupazione della Sicilia, l’avanzata verso Nord degli anglo-americani, la vana resistenza e la ritirata tedesca e della RSI, determinarono la crisi dei rifornimenti di valori bollati e del servizio postale che in alcune parti del Paese subì interruzioni e limitazioni.

Un bombardiere americano B17 – la fortezza volante – sorvola Cagliari e il Palazzo della  Dogana  che da li a poco verrà bombardato e irrimediabilmente danneggiato

Subito dopo l’Armistizio e la creazione della RSI, era prioritario ricostruire lo Stato nel Sud della Penisola, come già si stava facendo, ripartendo da Brindisi, dove gli alleati trovarono, con una certa sorpresa, una minima forma di governo in territorio libero, con il Re Capo dello Stato ed il suo Primo Ministro. Di fatto, si costituiva il “Regno del Sud”… in attesa del “vento del Nord”.

Vittorio Emanuele III col Maresciallo Badoglio

A Brindisi fu subito chiaro a tutte le potenze internazionali che l’Italia si ricostituiva attorno al Re, nel Regno del Sud, con la legalità istituzionale e l’esercito lealista, e che in questa fase non vi erano alternative alla Corona e, in prospettiva, alla Luogotenenza di Umberto, unica Autorità istituzionale riconosciuta dagli Alleati e in grado di ricostruire sostanzialmente l’unità del Paese. Poi ci sarebbe stato tempo per la politica di partito e per la svolta …più o meno democratica.

Il 10 febbraio 1944, al Governo legittimo nominato dalla Corona, gli Alleati riconsegneranno la sovranità sulla parte del Paese da essi occupata: la Sicilia, la Calabria e la Lucania.

La situazione logistica era drammatica. I problemi prioritari erano la carestia e quindi la fame: la razione di pane giornaliera era di 150 grammi. E oltre a ricostruire lo Stato dal nulla, Umberto di Savoia, addolorato per le condizioni in cui versava la Nazione, tentava con tutte le sue forze di portare la razione giornaliera di pane a 200 grammi.

La lontananza degli uomini in arme, l’incalzare degli eventi bellici e la scarsità delle derrate dovuta agli infausti raccolti del 1942 e 1943, avevano infatti aggravato una profonda crisi alimentare: mancava tutto ed il poco disponibile era venduto alla borsa nera, a prezzi che solo pochi erano in grado di pagare. I prezzi erano cresciuti in modo esponenziale per la massiccia immissione di denaro, avvenuta a seguito dell’arrivo delle truppe di occupazione, e la conseguente inflazione.

Infatti i soldati anglo americani, venivano pagati dieci volte quelli italiani e la parità con la Sterlina era stata iniquamente stabilita a quota 400 Lire: così un uovo arrivò a costare una cifra equivalente a 10 Euro di oggi. Perfino nelle case di tolleranza i soldati anglo-americani pagavano di più: il triplo rispetto ai frequentatori locali.

Il Piano Marshall non era stato ancora delineato e quindi il periodo 1943 – 1946, fu probabilmente il peggiore per la popolazione italiana.

Cartolina celebrativa del piano Marschall o ERP

L’ERP, “European Recovery Program” o Piano Marshall, che sarà celebrato dall’Italia anche con una emissione filatelica nel 1949, venne infatti annunciato il 5 giugno 1947, con il celebre discorso del Segretario di Stato, da cui prende il nome, pronunciato nell’auditorium dell’Università di Harward.

I servizi postali non potevano non risentire degli avvenimenti politici e militari e del disordine in cui versava il Paese. I documenti pervenutici testimoniano la precarietà dei collegamenti e l’emergenza globale, affrontata con grande spirito sacrificio dalla popolazione. Molta corrispondenza rimase non inoltrata e fu poi mandata al macero: ma sono stati registrati casi di consegna di lettere anche dopo 60 anni!

Nel periodo preso in esame, a causa della mancanza dei normali rifornimenti di francobolli, si fece ricorso ad affrancature d’emergenza e vennero utilizzati i valori postali più disparati, per sopperire appunto alla mancanza dei normali.

Cagliari 1944 – Tassazione mista con segnatasse e un francobollo ordinario

Il paese era prostrato: i bombardamenti e gli spezzonamenti avevano spopolato le grandi città e la miseria avanzava più veloce degli eserciti. Ma ormai la guerra volgeva al termine.

La fine del conflitto in Italia è stata fissata convenzionalmente al 25 aprile 1945, anche se in realtà alcuni reparti della RSI, schiacciati tra i partigiani titini, quelli italiani e le avanzanti forze alleate anglo americane, combatterono ancora strenuamente in diverse regioni del Nord-Est, lasciando sul terreno un’ulteriore sequela di morti: gli ultimi reparti si arresero il 2 maggio.

Anche in Istria la resistenza di reparti della RSI, operanti insieme a reparti tedeschi, si protrasse oltre il 25 aprile: prima essi stessi invasori, ora si opponevano alla violenza ed alle atrocità dei titini che avevano iniziato l’epurazione della popolazione di lingua e nazionalità italiana e ad utilizzare le foibe come fosse comuni. Caddero sul campo e infine, vista vana ogni resistenza, si arresero a fronte della promessa di aver salva la vita.

                             1943 – Un dirigibile della marina americana sorvola Cagliari bombardata

Ma la fine della guerra e della guerra civile non riportò la normalità nel Paese. Un fiume di sangue era corso e troppi drammi umani, sociali ed istituzionali si erano consumati.

Il tessuto produttivo era stato distrutto, i bombardamenti a tappeto e gli spezzonamenti effettuati dagli alleati senza risparmio, e in taluni casi senza riguardo per gli obiettivi civili e la popolazione, avevano reso inservibili buona parte delle infrastrutture.

Cagliari 1943 – Piazza Garibaldi – L’Istituto Riva e alcuni edifici civili distrutti dalle bombe

Le grandi fabbriche del Nord vennero difese dagli operai, dai civili e dai partigiani, ed in taluni casi furono esse stesse teatro di battaglia con i tedeschi in ritirata, che avrebbero voluto raderle al suolo. Un dramma sociale senza fine, tante guerre in una.

Gli oggetti postali, anche in questo caso sono muti e veritieri testimoni di quell’infelice momento della nostra Nazione. Infatti anche dopo la conclusione del conflitto, i rifornimenti di valori postali non ripresero subito, o quanto meno furono inadeguati.

La lettera che esaminiamo oggi ci svela tanti fatti e ci conferma che qualche fornitura era stata eseguita, anche verso i territori più isolati come la Sardegna. Infatti vedremo che appunto in provincia di Cagliari erano stati inviati francobolli già emessi dalla Repubblica Sociale e soprastampati dopo la fine del conflitto, come pure francobolli stampati a Novara in periodo luogotenenziale.

La raccomandata, che vediamo in foto, confezionata come piego, utilizzando carta di quaderno a quadretti riciclata, a causa della mancanza di buste e fogli da lettera, venne inoltrata per il tramite dell’ufficio postale di Muravera (CA) in data 25 Settembre 1945, in periodo di luogotenenza di Umberto II.

La lettera in esame

La missiva ci racconta che l’utente si presentò all’ufficiale postale, chiedendo la registrazione e l’inoltro della corrispondenza raccomandata, a fronte del pagamento della relativa tassa da rappresentare con l’applicazione di francobolli di corrispondente valore.

A mente della vigente tariffa, la missiva avrebbe dovuto essere affrancata con Lire 6, ovvero Lire 1 per tariffa ordinaria (ridotta del 50% perché diretta entro il distretto postale), oltre a Lire 5 per diritto di raccomandazione.

Il povero e, immaginiamo, imbarazzato ufficiale postale, cercò di mettere insieme tutto quello che aveva a disposizione, ben 15 francobolli di otto tipi diversi, e più precisamente: un francobollo da 2 Lire della serie monumenti distrutti, emessa dalla Repubblica sociale Italiana e sovrastampata dopo il 25 Aprile, un francobollo luogotenenziale da 1 Lira tipo imperiale senza fasci, emissione di Novara, oltre a 6 pezzi da 10 cent., 3 da 20 cent. , 1 da 30 cent., 1 da 15 e uno da 25 cent. della serie “Imperiale”, emessa nel 1929 durante il Regno di Vittorio Emanuele III.

Ma raschiare il fondo del barile non fu sufficiente ed il totale raggiunto fu di Lire 5,40: mancavano ancora 60 centesimi!

Non rimaneva altro che arrendersi alla realtà, e così l’impiegato appose di suo pugno, in basso a destra, la dicitura “francobolli finiti”.

E’ utile ricordare che gli uffici postali non erano autorizzati a percepire soldi in contanti per il pagamento della tassa postale, se non a seguito della cessione di francobolli. E pertanto l’ufficiale postale si trovò nella impossibilità di incamerare tutto il dovuto.

Il plico venne inoltrato a destino senza essere sottoposto a tassazione, né semplice né doppia, perché la responsabilità dell’insufficiente affrancatura non poteva essere attribuita all’incolpevole mittente. Dobbiamo inoltre presumere che l’ufficio postale fosse sfornito anche di francobolli segnatasse o di altro genere (pacchi, espressi etc.) che eccezionalmente avrebbe potuto utilizzare come ordinari, come altrove praticato.

La missiva ci svela quindi che in Sardegna una fornitura di francobolli provenienti dalla terraferma, era stata effettuata, infatti ritroviamo utilizzati dei valori che provenivano sicuramente dalla Penisola, per essere stati lì prodotti subito dopo la fine della guerra.

Di contro è provato, da un cospicuo insieme di documenti postali, che la fornitura non fu sufficiente e che qualche centro più lontano dal Capoluogo, esaurì completamente i valori postali.

Lettera da Cagliari a Gonnostramatza del 21.2.1946 affrancata con molteplici valori di diverse emissioni Luogotenenziali

Nel corso della seconda guerra mondiale, le situazioni in cui gli uffici postali vennero a trovarsi “sprovvisti di francobolli”, furono molteplici, sia in territorio metropolitano, che coloniale ovvero occupato dalle nostre truppe.

Cartolina del 23.3.1943 spedita dalla Croazia occupata a La Maddalena – Bollo “ZONA SPROVVISTA DI FRANCOBOLLI”.

 In linea generale queste corrispondenze, che riportano appunto la dicitura, a penna o in altra forma, “zona sprovvista di francobolli” o frasi similari, sono state impropriamente recapitate senza l’esazione di alcuna tassa postale a carico del destinatario.

Cartolina del 30.5.1945 spedita da Firenze a Settimo San Pietro – Manoscritto “ZONA SPROVVISTA DI BOLLI”. Segnalata in partenza da tassare ma non tassata in arrivo

La regola generale era quella dell’applicazione a destino della “tassa semplice”, ovvero quella che avrebbe dovuto pagare il mittente in partenza per il tramite dei francobolli indisponibili (e non doppia come per le missive non affrancate o insufficientemente affrancate in tempo di normalità).

Lettera del 18.2.1944 spedita da Sizzano a Cressa in territorio della RSI – Scritta a macchina in partenza “ZONA SPROVVISTA DI FRANCOBOLLI”. Bollo TS tassa semplice assolta in arrivo con due francobolli di posta aerea utilizzati come segnatasse e bollati con “T” di tassazione

La tassazione vera e propria, quella per la quale viene applicata una sanziona pari al doppio della tariffa omessa, è estremamente rara perché trattasi in realtà di un errore. Infatti diverse circolari, anche precedenti al conflitto, avevano chiarito che tali corrispondenze avrebbero dovuto essere assoggettate a tassa semplice, poiché la responsabilità della mancata affrancatura, non poteva essere attribuita al mittente.

 Raccomandata del 2.2.1945 da Posta militare 75 a Cagliari con tassa a carico del destinatario assolta con segnatasse e francobolli ordinari

In epoca contemporanea il fenomeno della mancanza di francobolli si è verificato nel corso di eventi catastrofici come il terremoto nella valle del Belice del 1968, nel Friuli nel 1976 e in Irpinia nel 1980.

Lettera ordinaria da Santa Ninfa (TP) a Cagliari del 24.1.1968 spedita dall’Ufficio mobile N° 2 con Bollo annullatore d’emergenza e altro bollo “ZONA TERREMOTATA SPROVVISTA DI FRANCOBOLLI”

Si conferma dunque ancora una volta che la storia postale ed i suoi oggetti, quale esito visibile del più importante mezzo di comunicazione a distanza, ovvero quello epistolare, (almeno fino agli anni 80’ del Novecento), costituiscono lo specchio veritiero della società, della politica e della storia.

Più in generale, la storia delle comunicazioni e le sue testimonianze materiali, costituiscono una memoria oggettiva e incancellabile dei fatti, che non può essere strumentalizzata o mistificata: preziosissima al di là delle opinioni e forse più di qualche libro di storia dettato da interessi politici di parte o dall’estremismo ideologico.

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Mag 8, 2021 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su Dopoguerra in Sardegna: i francobolli?…finiti! La filatelia che fa la Storia
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