(GDB) Un luogo speciale della città. Tra piazza Costituzione e piazza Martiri: per i vecchi cagliaritani “Sa bucca ‘e sa nassa” la bocca della nassa.
Il nome era dovuto alla posizione strategica e si diceva: “se resterai li un’ora incontrerai tutta Cagliari”. A parte l’iperbole popolare, effettivamente si trattava di un luogo di grande transito poiché metteva in comunicazione il Castello, la Marina e Villanova, e se vogliamo anche il rione di Stampace, considerando che da via Manno, oltrepassando porta Stampace si usciva nel Largo Carlo Felice.
In realtà il luogo era strategico anche per i trasporti. Infatti la via Manno era utilizzata dai carrettieri per portare derrate al mercato civico esistente nel Largo Carlo Felice (area oggi sede delle Banca d’Italia). La zona del terrapieno/piazza Costituzione era anche fornita di posti dove i carrettieri potevano mangiare, dormire e rigovernare il bestiame. La più importante di queste osterie era quella di Mastro Pigheddu sulla quale ci fornisce notizie interessanti e significative il libro di Enrico Valdes “Di colori e d’ombre” – Delfino editore. Valdes ci racconta che “…Muratori e manovali iniziarono la loro giornata all’alba. Erano arrivati, a piedi o su carri, dalla periferia della città e dai paesi vicini. L’appuntamento era tra il terrapieno di Biddanoa, Villanova, e s’arrughixedda, oggi la via Sulis. Ad aspettarli trovarono il geometra e il capo cantiere, accompagnati da Salvatore Pigheddu, l’appaltatore delle fontane civiche, che aveva in affitto quell’area cittadina. Nella terra di quel luogo gli uomini affondarono picconi e vanghe e aprirono solchi, ponendo le fondamenta di un fabbricato, che avrebbe avuto alloggi, bagni d’acqua dolce e una bottega del caffè, circondata da un bel giardino. Da subito la costruzione, disposta ad arco intorno ad un cortile interno, venne chiamata l’osteria de Pigheddu, dal nome del proprietario. Non era una mescita di vino, ma un luogo di sosta e alloggio per i carrettieri che, con i loro animali, trasportavano dalla campagna le mercanzie destinate alla città di Cagliari. Era il posto dell’ordinata confusione. Là risuonavano voci umane, fischi, il ragliare degli asini e il nitrito dei cavalli. ”De aundi ses benendi, o Boiccu? Da dove stai arrivando, Salvatoricco?” ”Non mi ndi fueddis, seu partiu chizzi de Muravera po portai tottu custus arangius. Seu cansau mera e immoi mi depu fuliai in su lettu. Aggiuramì, po prexeri, a sistemai is cuaddus. Non me ne parlare, sono partito presto da Muravera per portare tutte queste arance. Sono molto stanco e adesso mi voglio buttare sul letto. Aiutami, per favore, a sistemare i cavalli.”
La foto, scattata alla fine dell’Ottocento ci restituisce una situazione dei luoghi alquanto diversa per l’assenza del nuovo Bastione di Saint Remy, inaugurato nel 1901, e dell’edificio posto all’angolo di Piazza Costituzione con viale Regina Margherita. Qui sussiste un edificio un po’ arretrato che a giudicare dalle tende sul prospetto, potrebbe essere una piola.
A destra sotto il Bastione le botteghe dei parrucchieri (nel senso di produttori e acconciatori di parrucche a servizio dei nobili abitanti in Castello) e in basso a destra un vespasiano in ghisa a due posti.
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