Cagliari: dalla fotografia d’autore alle cartoline illustrate. L’anello mancante

(di Giuseppe Di Bella) E’ un dato culturalmente e tecnicamente acquisito il valore della posta, delle fotografie e delle cartoline illustrate quale fonte storica di documentazione primaria e diretta. Gli studi e le collezioni di grande respiro, ma anche piccole singole testimonianze, comprovano l’indissolubile legame tra la storia in senso lato e quella propria della comunicazione postale e dell’iconografia che nella cartolina illustrata trovano una felice sintesi. Questi documenti, in possesso non solo dei collezionisti ma anche di moltissime famiglie italiane, costituiscono un archivio storico sociale di eccezionale valore documentale.

Fotografie e cartoline hanno in comune la centralità dell’immagine e nella comunicazione sostituiscono al testo l’immediatezza della restituzione retinica della realtà. La fotografia alle sue origini aveva come obiettivo essenziale e dichiarato quello di cristallizzare “il vero”: rendere immortali persone, luoghi, avvenimenti e tutto ciò che rappresentasse la società umana e le sue opere, positive o negative che fossero.

L’evoluzione della fotografia verso forme artistiche fu rapida e certamente inevitabile: il fenomeno fu storicamente e socialmente tanto importante e affascinante da attrarre a sé anche molti pittori che lasciarono i pennelli per l’obiettivo: le due arti si influenzarono vicendevolmente e alcune prospettive pittoriche che nascono nell’Ottocento, derivano dalle inquadrature suggerite tecnicamente dalla fotografia.

A ben vedere, la cartolina illustrata è figlia naturale della fotografia e da essa eredita il profilo artistico e la stessa funzione iconografica e documentale, con un vantaggio pratico e sociale, ovvero poter essere facilmente spedita ad un lontano destinatario e quindi con il valore aggiunto di far partecipare gli altri ad una realtà distante mostrando luoghi, avvenimenti, tradizioni, costumi e qualsiasi cosa raffigurabile.

Ma come avvenne il passaggio dalla fotografia da appendere alla parete o portare con sé, “immagine statica”, alla cartolina da spedire, “immagine dinamica”?

Siamo tendenzialmente portati ad identificare in una persona l’artefice di un’invenzione. In realtà molto spesso essa è frutto della convergenza di un insieme di fattori. La cartolina illustrata, nata circa 140 anni fa, non fa eccezione.

L’associazione tra la trasmissione di un testo e un’immagine stereotipata è databile alla fine del Settecento: compaiono infatti in questo periodo i primi fogli da lettera decorati e istoriati.

Nel 1840 viene emesso nel Regno Unito il primo francobollo che seppure ideato per motivi fiscali, rappresenta la prima immagine viaggiante “di massa” ad altissima tiratura. Contemporaneamente si sviluppa l’utilizzo di cartoncini augurali con immagini attinenti alla ricorrenza per cui vengono inviati.

I tempi erano maturi per una mutazione nel sistema di comunicazione commerciale e sociale, favorito dalla costante riduzione dei costi di stampa, conseguente alla scoperta di nuovi metodi di riproduzione seriale. L’immagine riprodotta stava per irrompere nella vita sociale e nella cultura popolare. Mancava ancora un importante tassello: quello economico.

La svolta sarà la proposta di Emanuele Herman alle poste austriache di emettere cartoncini per la corrispondenza aperta a prezzo ridotto con il francobollo prestampato (intero postale); nel 1869 si realizza in Austria questo progetto che ben presto vedrà una evoluzione nel senso che i cartoncini verranno prima arricchiti di testi, decorazioni, simboli e infine di immagini.

La tassa di spedizione ridotta venne estesa anche ai cartoncini illustrati realizzati da privati: sarà questo l’incentivo economico che verso il 1878 determinerà la nascita della cartolina illustrata così come oggi la conosciamo ovvero un’immagine concepita per viaggiare.

Alla fine dell’Ottocento la cartolina era diffusa in tutto il mondo ed era divenuta oggetto di collezione. Molteplici i motivi, tra i principali il fatto che essa asseconda la curiosità culturale insita nell’uomo e la sua tendenza a collezionare piccoli oggetti diversi ma dello stesso genere. Altro motivo della diffusione fulminea di questo oggetto, fu sicuramente il costo in genere molto contenuto delle cartoline stampate con procedimento tipografico e il crescente sviluppo del turismo.

Fin qui abbiamo esaminato l’aspetto storico-sociale ed economico della nascita della cartolina, ma non abbiamo indagato l’aspetto tecnico ed evolutivo legato all’immagine riprodotta tipograficamente che è in origine un disegno ma molto più spesso, e segnatamente per le cartoline paesaggistiche, una fotografia.

I fotografi infatti sono tra gli artefici tecnici ed artistici del fenomeno “cartolina illustrata” ed il loro ruolo non sempre è stato approfondito e correttamente valutato.  Un recente ritrovamento ci dà un’occasione di riflessione in merito poiché svela il nesso profondo tra la fotografia e la nascita e diffusione commerciale e sociale della cartolina illustrata.

Per quanto riguarda la Citta di Cagliari, sappiamo che la prima edizione di cartoline illustrate si deve alla ditta Valdes che nel novembre del 1898 ha stampato e commercializzato una serie di nove cartoline illustrate, riprodotte con procedimento tipografico. Le immagini, derivate da disegni e non da fotogrammi, mostrano vedute e monumenti cittadini, di cui qui di seguito vediamo quella che “apriva” la sequenza nel cartoncino che racchiudeva la serie e che possiamo quindi considerare “la prima cartolina di Cagliari”. Questa riporta anche la dicitura “Ricordo di Cagliari”.

Non era una novità. Da anni in tutto il mondo venivano stampate cartoline illustrate di vario genere destinate a turisti e viaggiatori. Ma era invece originale a Cagliari l’idea di vendere immagini della città a turisti e viaggiatori? Oggi sappiamo di no.

Infatti, un fortunoso ritrovamento ci consente di ricostruire l’anello di congiunzione tra la vendita commerciale di immagini, direi meglio fotografie, della città non destinate a viaggiare per posta e la commercializzazione di cartoline illustrate destinate ad essere spedite per il tramite del servizio postale.

L’ideazione di questi precursori della cartolina illustrata, allo stato delle attuali conoscenze, si deve al fotografo Evaristo Mauri che nel 1882 edita una confezione di 18 fotografie della città, stampate col metodo dell’albumina e incollate su cartoncino. Le foto erano racchiuse in un contenitore di cartone rosso che riporta in copertina la scritta “Ricordo di Cagliari” e ritraevano alcuni dei luoghi più interessanti e architettonicamente più belli della città. Eccone di seguito alcune:

Qualche tempo dopo, Mauri edita una seconda serie di foto stampate col metodo dell’Albumina e incollate su cartoncino, diverse da quelle del primo carnet e legate tra esse “a fisarmonica”, di questo secondo carnet ci dà notizia Michele Agus, Decano dei collezionisti cagliaritani. E già questa soluzione editoriale del legare le diverse immagini, suggerisce quanto veloce sia stata l’evoluzione verso un modello sempre più “portabile” e facilmente fruibile dell’immagine. Di seguito la copertina del secondo carnet, più evoluta esteticamente nella grafica e nelle informazioni.

Evaristo Mauri era figlio di Andreano e di Letizia Perego. Era nato a Besana (Monza) nel 1845 e giunse in Sardegna verso il 1878, qui inviato da Amedeo Modigliani allo scopo di realizzare un reportage fotografico relativo ai terreni di proprietà della famiglia sui quali sorgevano in parte le miniere di Buggerru.

In Sardegna Evaristo trovò l’amore della sua vita: Carolina Chiappe, una giovane donna del luogo con la quale avrà sei figli. Rimase dunque a Cagliari dove dal 1881 sviluppò in forma professionale e commerciale l’attività di fotografo. Il suo primo studio venne aperto al pubblico nel corso Vittorio Emanuele al numero 24.  Nel 1901 si trasferì in piazza Yenne numero 1, avendo rilevato lo studio fotografico, i negativi e i macchinari di un altro famoso fotografo cagliaritano ovvero Agostino Lay Rodriguez.  

Mauri era un fotografo cui piaceva sperimentare e innovare sia dal punto di vista tecnico che da quello artistico. Ottenne una menzione d’onore alla prima Esposizione artistica italiana tenutasi a Firenze del 1887 e poi una medaglia d’oro e il gran premio all’Esposizione campionaria di Roma del 1900.

E’ famoso nel mondo della fotografia il fotomontaggio da lui realizzato su una foto del teatro Politeama Regina Margherita di Cagliari, scattata in occasione della rappresentazione della Carmen di Bizet, il 13 aprile 1899, avvenuta in presenza del Re d’Italia Umberto I in visita nell’Isola.

Si tratta infatti di uno dei primi esperimenti in materia se non proprio del primo in assoluto. Mauri, con certosina pazienza, “montò” e modificò, fuori scala, le immagini dei visi degli spettatori presenti nell’affollata platea e nei palchi.

Quindi Evaristo Mauri, già dal 1882, unisce all’attività di fotografo quella di editore di fotografie “turistiche” e coerentemente a questo progetto, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento utilizzerà i suoi scatti per produrre cartoline illustrate di vario soggetto ma soprattutto relative ai costumi sardi. Anche buona parte degli scatti stampati in albumina e contenuti nei suddetti carnet, verranno ristampati come cartoline tipografiche ai primi del Novecento.

Ancora in tema di innovazione, Mauri abbandona la macchinosa e costosa stampa all’albume d’uovo: questo metodo prevedeva infatti l’utilizzo della chiara dell’uovo come legante da mischiare al cloruro di sodio, per formare un’emulsione da applicare su un lato dei fogli di carta sui quali poi stampare le immagini con l’utilizzo di una tecnica complessa e onerosa in termini di tempo e denaro.

Evaristo Mauri acquisì notorietà anche grazie ai suoi pregevoli ritratti in platinotipia e poi per le cartoline a colori, o più esattamente alle quali il colore veniva “incollato” mediante il procedimento di stampa fotocollografia.

Ma Evaristo Mauri era anche un artista nel senso proprio del termine: aveva una sua visione del rapporto tra la funzione della fotografia di mera riproduzione dell’immagine e quella di una sua interpretazione da parte del fotografo. I suoi ritratti, tipologia di foto molto in voga alla fine dell’Ottocento, sono plasticamente impostati come in una stampa incisa e non come fermo immagine, si caratterizzano poi per lo studio delle luci che investono l’intera figura che sta maestosa al centro dell’obiettivo.

Per comprendere quanto importante fosse la ritrattistica in questo momento storico, a Cagliari come nelle altre città italiane ed europee, occorre considerare che la borghesia commerciale cittadina che pian piano si andava affermando e sostituendo alla classe nobiliare nel tessuto economico e sociale, vedeva nella ritrattistica in studio, il più immediato e manifesto modo di rappresentarsi e auto celebrarsi.

L’attività di Mauri a Cagliari non fu caratterizzata solo da elementi tecnici e artistici propri ma anche dalla prosecuzione di una scuola di cui già facevano parte altri celebri fotografi cagliaritani. Infatti la “ritrattistica ambientata”, ovvero con scenografie artificiose di supporto all’immagine centrale, che ricordavano gli sfondi vittoriani di maniera, era già praticata a Cagliari dagli anni settanta dell’Ottocento da raffinati fotografi d’arte quali Agostino Lay Rodriguez (1829 –  1903), Eugenio Aruj (1839 – 1878), e Giuseppe Luigi Cocco (1845 – 1882).

All’opera fotografica e artistica di Evaristo Mauri possiamo oggi aggiungere il merito industriale di essere stato in Sardegna un pioniere della cartolina illustrata e che la sua intuizione di produrre fotografie della città da vendere al pubblico e segnatamente a turisti e viaggiatori, precorrendo la cartolina illustrata, ci ha tramandato immagini e conoscenze che altrimenti sarebbero andate perdute.

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Giu 17, 2022 | Posted by in Articoli | Commenti disabilitati su Cagliari: dalla fotografia d’autore alle cartoline illustrate. L’anello mancante
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